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La Storia

Moto Morini


Nel 1925 Mario Mazzetti che aveva progettato e costruito una moto di 125 cc, la MM 125 cc,prese come socio Alfonso Morini il quale corse e vinse per lungo tempo diverse competizioni ufficiali e conquistò diversi Record mondiali. Nel 1937 Alfonso Morini decide di intraprendere in proprio l'attività di costruttore di moto e si fa liquidare da Mario Mazzetti. Viene fondata la Moto Morini che all'inizio della sua attività si dedica alla costruzione di motocarri, e motori, per rispettare l'accordo di non produrre motocicli, assunto con l'ex socio Mazzetti. Nel 1939 la Morini si affermò nel settore con l'M610, robusto motocarro con trasmissione a cardano, lubrificazione a carter secco e cambio separato. Ancora una volta è la guerra a fermare Alfonso, che si trova costretto a convertire la fabbrica per la costruzione bellica, cosa che continua sino al 1943, quando un bombardamento rade al suolo l'edificio.

Appena finita la guerra Alfonso Morini ricomincia subito a lavorare alle moto che ha sempre amato, riprende l'attività nel 1946 a Bologna in via Berti, e presenta la T125, monocilindrica di 125 cc 2 tempi (ispirata alla tedesca DKW RT 125. È un successo immediato. Nel 1947 nasce la T125 Sport. Da ex pilota e valido progettista qual era, essendo le competizioni l'unico mezzo allora esistente di pubblicizzare un marchio, Alfonso Morini non perde tempo e comincia a gareggiare. Già l'anno successivo, il 1948, Raffaele Alberti si laurea Campione Italiano Motoleggere pilotando una Moto Morini 125 Competizione. L'anno successivo il successo viene ripetuto con Umberto Masetti. Questa moto, monocilindrica a 4 tempi già allora capace di girare a 10.000 giri/min, nel 1952 regala i primi successi del Campionato Mondiale nel Gran Premio delle Nazioni e nel Gran Premio di Spagna, grazie a Emilio Mendogni.

Questi validi motori a 4 tempi arrivano anche sulle moto di produzione, la cui prima espressione è la 175.
Morini 175 Tresette Sprint del 1958

È il 1955 quando le incrementate necessità produttive derivanti dai successi commerciali costringono la Moto Morini a spostarsi in un nuovo sito produttivo, sempre a Bologna, in via Bergami. Dalla "175" deriva la "Settebello Aste Corte", alla cui guida il debuttante Giacomo Agostini, destinato a divenire il più grande campione di motociclismo di tutti i tempi, conquista il "campionato cadetti" nel 1962 e, nell'anno successivo, i campionati italiani di "velocità Juniores" e "della Montagna".

Contemporaneamente Alfonso Morini, Dante Lambertini e Nerio Biavati sviluppano la “moto monocilindrica più veloce del mondo”, la 250 Bialbero, che nel 1958 vince il Nazioni con Mendogni ed è seconda con Zubani. Nel 1960 alla guida della 250 Bialbero arriva Tarquinio Provini, che nei due anni successivi si laureerà Campione Italiano. Nel 1963 la Morini si cimenta nella classe 250 del campionato mondiale, contro le allora imbattibili Honda. Il sogno di vincere il Campionato Mondiale sfuma però per soli due punti, a causa del ristretto budget aziendale che non consentì la partecipazione ad alcune gare e ad un banale malanno di Tarquinio Provini all'ultima gara.
Una Moto Morini Corsaro 125 del 1960

Per quanto riguarda la produzione di serie, negli anni sessanta conoscono grande diffusione la Sbarazzino 100 e la Corsaro 125, moto concepite per l'utilizzo stradale ed utilitario. Ma l'anima sportiva Moto Morini emerge nuovamente quando da quest'ultima viene derivata la Corsaro Veloce, che verrà poi declinata in innumerevoli varianti sportive (la Competizione, la Sport, la Lusso, la Super Sport, la Country, la Regolarità, quest'ultima vincitrice della Sei Giorni Internazionale del 1966 in Svezia e dei Campionati Italiani Regolarità del 1967 e 1968). Anche il motore viene rivitalizzato incrementandone la cilindrata a 150 cc e conseguentemente le prestazioni, affiancato intelligentemente da un modello d'ingresso di cilindrata inferiore, il Corsarino 48.

Proprio il Corsarino, prodotto e venduto in diversi modelli (Z, ZZ, ZT, Scrambler e Super Scrambler) ininterrottamente dal 1963 al 1977, sarà uno dei modelli più popolari della Casa bolognese. Pur essendo un ciclomotore secondo la normativa italiana, era in realtà costruito come una moto vera e propria con telaio a doppia culla e motore a 4 tempi, divenendo ben presto uno dei mezzi più ambiti dai giovani dell'epoca. Di questa moto venne anche prodotta una versione con motore maggiorato a 60cc (denominata "Pirate" o "Twister"), per l'esportazione negli USA.

Alfonso Morini muore nel 1969, le redini della Moto Morini vengono prese dalla figlia Gabriella.

Nel 1970 arriva il progettista che diventerà l'innovatore e l'anima stessa della Moto Morini negli anni a venire, Franco Lambertini (comunemente noto come Ing. Lambertini ma in realtà mai laureatosi), proveniente dalla Ferrari. Vede così la luce il nuovo e rivoluzionario propulsore pronto ad equipaggiare una lunghissima e svariata serie di motociclette che si faranno apprezzare in tutto il mondo per i successivi venti anni. L'architettura scelta è quella del bicilindrico a "V" longitudinale con un angolo tra i due cilindri di 72°, un ottimo compromesso tra la soluzione più equilibrata a V di 90° e quella a V decisamente stretto, più favorevole in termini di ingombro. La distribuzione ad aste e bilancieri ottimamente si sposa con le valvole parallele, e nei primi anni settanta, assai prima dell'affermazione definitiva delle distribuzioni a 4 valvole per cilindro, è una soluzione che permette ancora di ricavare potenze specifiche sufficienti per i motori di serie. A conferma di ciò basti ricordare che con poco più di 100 CV/litro la 350 Morini si rivelò la moto più veloce della sua categoria, rimanendo tale per svariati anni. Questo bicilindrico vantava valide soluzioni, al tempo stesso all'avanguardia ed inusuali per l'epoca, come la cinghia per il comando della distribuzione (primo motore motociclistico al mondo ad impiegare questa soluzione) e la frizione multidisco a secco, prerogativa allora delle moto da competizione. Viene presentato al Salone di Milano del 1971 creando grande clamore.

L'anno successivo intorno a questo motore nasce la moto di maggior successo della storia della Moto Morini: la 3 1/2. A seguito del grandissimo successo riscontrato, la 3 1/2 viene affiancata nel 1974 dalla 3 1/2 Sport dalle caratteristiche più corsaiole.

Ma una delle maggiori innovazioni di Lambertini fu il fatto di concepire il motore 350 cc come modulare, da cui con investimenti minimi derivarono numerosi altri progetti tra cui la 125H e la 250T con motore monocilindrico e le bicilindriche 250J, 500 GT, 500 Sport e Sei-V.

Negli anni ottanta i vari modelli hanno subito numerosi aggiornamenti, soprattutto stilistici, cercando di emulare le nuove tendenze del sol levante, e via via perdendo l'apprezzata e sobria linea classica italiana, ma riscuotendo in ogni caso un buon successo tra gli utenti più attenti ai contenuti che ai condizionamenti dalle mode.

Ad affiancare la linea delle stradali, nel frattempo ampliata con due monocilindriche da 125 e 250 cc e due bicilindriche da 250 e 500 cc, si decide di approntare una 500 da enduro, la Camel. Questa moto, capostipite di una lunga e fortunata serie (anche nella cilindrata di 350 cc, chiamata Kanguro), dimostrò ottime doti e permise agli appassionati del Marchio di emozionarsi nuovamente al suo apparire nelle nuove e seguitissime competizioni nel deserto come la Parigi-Dakar o la Sei Giorni 1981 all'Isola d'Elba, dove riscosse un bel successo davanti alle concorrenti Honda.
Una Morini Dart

Riprendendo la narrazione sulla produzione Moto Morini si arriva alla seconda metà degli anni ottanta, quando, sempre grazie alla versatilità del suo propulsore, non ha problemi a seguire le nuove tendenze del mercato che vedono un calo nel settore enduro a favore dei modelli di stile U.S.A. conosciuti come Custom. Nasce così una nuova coppia di modelli, si tratta delle Excalibur nelle versioni 350 e 500 cc che diventano così le moto di punta della produzione Moto Morini.

Nel 1989 vengono poi presentate le New York, sempre declinate nelle stesse due cilindrate, dalla linea meno estrema ma anche più piacevole. Sempre in questi anni da un restyling delle precedenti Camel e Kanguro XE nasce l'ultima enduro della casa bolognese, la Coguaro, che non ebbe una grande diffusione.

Queste moto montano l'ultima evoluzione del bicilindrico bolognese, con cilindri a canna integrale trattata al nichel carburo di silicio ed un efficace motorino d'avviamento posto davanti al basamento, poiché la soluzione adottata nelle precedenti versioni era critica e poco efficace. Questa versione del propulsore equipaggia nel 1988 anche l'ultima 350 stradale, la Dart (costruita per i mercati esteri anche nella versione da 400 cc) dalla linea piacevole ma impersonale, visto che la nuova proprietà Cagiva si è limitata a montare nella ciclistica della sua Freccia 125 il bicilindrico Moto Morini.

È appunto in questi anni, esattamente nel 1987, che si realizza la cessione della Moto Morini ai fratelli Castiglioni, titolari del gruppo Cagiva, e già proprietari del marchio Ducati. La speranza di Gabriella Morini era di vedere così rilanciata la casa motociclistica.

Il responsabile tecnico Franco Lambertini nella seconda metà degli anni ottanta aveva progettato un nuovo motore, ancora una volta dall'architettura modulare, con cilindrate previste di 350, 500 e 750 cc, a due cilindri a V di 67° longitudinale, distribuzione monoalbero a catena con 4 valvole per cilindro e raffreddamento a liquido (l'albero motore aveva i perni di biella disposti in modo da farli lavorare come un V di 90° a perno unico per ridurre al massimo le vibrazioni).

Il prototipo di 720 cc erogava 86 CV a 7200 giri. La direzione Cagiva si dimostrò disinteressata a questo nuovo propulsore, affossando definitivamente ogni speranza di rilancio del marchio. Franco Lambertini decise così nel 1989 di lasciare la Moto Morini in favore della Gilera del gruppo Piaggio. La produzione cessa nel 1993.

Il marchio, abbandonato nelle cantine della Ducati che nel frattempo (1996) era stata ceduta dai Castiglioni al gruppo americano TPG (Texas Pacific Group) , viene rispolverato e ceduto nell'aprile 1999 alla Morini Franco Motori, dove nel frattempo è approdato anche l'artefice dei più recenti successi Morini, Franco Lambertini. Curioso il fatto che la Morini Franco Motori S.p.A., specializzata nella produzione di motori per moto a 2 e 4 tempi, sia stata fondata nel 1954 dal nipote di Alfonso Morini.

È storia recente la ricostituzione del marchio e della fabbrica Moto Morini a Casalecchio di Reno che ha portato alla realizzazione di due nuove moto naked: la Corsaro 1200 e la più “vintage” 9 1/2.

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